“Jin, Jiyan, Azadi – Donna, Vita, Libertà”
“Jin, Jiyan, Azadi – Donna, Vita, Libertà”. Difficile trovare in uno slogan la chiave di un’analisi socio-politica. Ma le donne del Rojava sembrano essere riuscite a individuare in poche sillabe il suono giusto per scandire il ritmo di un cammino lungo, difficile e accidentato. Eppure ciò che il popolo curdo va cercando è qualcosa di semplice e naturale: la libertà. Una libertà violata con la violenza delle armi, con l’indifferenza delle potenze internazionali, con la superficialità delle generalizzazioni. Ma soprattutto con il silenzio della disinformazione. Nelle classi del biennio del Liceo Scientifico, abbiamo voluto rompere questo silenzio grazie alla voce del dott. Federico Venturini, che ha avuto modo di condurre la propria ricerca in Turchia e in Bakur, con l’obiettivo di fare ripartire il processo di pace fra popolo curdo e stato turco. Nel giro di due ore fra carte geografiche, racconti e fotografie ci ha fatto trovare la rotta in uno spazio geopolitico davvero complesso.
Spesso ci chiediamo cosa possiamo fare di fronte a problematiche che sembrano talmente profonde da non permettere una soluzione. Ma talvolta ci ricordiamo che la conoscenza è il primo passo per reagire di fronte alla violazione di diritti inalienabili, come parlare la propria lingua, studiare la propria letteratura, avere i propri rappresentanti politici, celebrare le proprie feste. Non possiamo accettare che donne e uomini curdi siano considerati dei criminali solo perché affermano la propria umanità e coltivano la propria libertà. Ma possiamo accettare la sfida che viene imposta a noi giovani donne e uomini liberi: informarsi, capire e cambiare.